
18 Mar Lucio Dalla, 76 anni fa nasceva uno dei più grandi artisti della canzone italiana
Lucio Dalla, nato a Bologna il 4 marzo del 1943 e morto il 1 marzo del 2012 a Montreux, con ben 54 album pubblicati e una carriera cinquantennale, è stato uno degli autori italiani più prolifici e rappresentativi del secolo scorso.
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Artista eclettico, non fu solo cantante e compositore, ma si cimentò anche come attore ed interprete di clarinetto e pianoforte.
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Dopo una parentesi da jazzista e da cantante dei “Flippers”, nel 1962 Dalla incomincia la sua brillante carriera da solista, nonostante gli inizi non proprio postivi: al “Cantagiro”, le sue esibizioni erano puntualmente accompagnate da lanci di ortaggi e fischi cui, però, il cantautore non diede mai troppa attenzione.
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Dopo un decennio travagliato, avvenne la svolta: nel 1971 esce la canzone “4 marzo 1943” che, pur sembrando autobiografica, in realtà parlava di una ragazza madre messa incinta da un uomo venuto dal mare. Il successo è clamoroso: il brano rimane per 15 settimane in “hit parade”, si classifica terzo al festival di Sanremo e sancisce la consacrazione artistica di Dalla.
E’ in questo periodo che si va a definire lo stile musicale dell’autore.
Gli arrangiamenti sono volutamente ridotti, in modo da non prevaricare la voce del cantante, tanto che essa appare rauca, come il solenne filo conduttore di una storia.
Nel 1972 canta a Sanremo “Piazza grande”, canzone dedicata ad un senzatetto della sua Bologna. Il successo sarà straordinario anche stavolta.
Ascoltando le sue canzoni, verrebbe da definirlo poeta, ma guai a dirglielo: Lucio era convinto che definire “poesia” una canzone avrebbe svalutato quest’ultima, in quanto frutto di un iter diverso ma, comunque, di pari dignità.
Alla fine degli anni’70, dopo una proficua collaborazione col noto paroliere Roberto Roversi, da cui nacquero anche diverse canzoni dedicate al mitico Tazio Nuvolari, incide l’album “Come è profondo il mare”, riscuotendo un grande successo.
Tuttavia lo stile è cambiato: Lucio si presenta sul palco trasandato, quasi ritornando al periodo in cui da giovane suonava per strada, e, stavolta, la parte strumentale ha molto più spazio. Ora le canzoni non fungono più da racconti, ma hanno una funzione puramente melodica.
Dopo una fortunata collaborazione con Francesco De Gregori, segnata dal pezzo “L’anno che verrà”, gli anni ’80 incominciano con la nascita degli “Stadio”, il suo gruppo di accompagnamento, e l’uscita di “Grande figlio di puttana”, commento musicale del film “Borotalco”, che gli varrà la vittoria del David di Donatello e del Nastro d’argento per la miglior colonna sonora.
La consacrazione internazionale, però, arriverà nel 1986: in tour con gli “Stadio”, Dalla canta “Caruso”, pezzo dedicato al grande tenore.
La stessa genesi di questa canzone è straordinaria: durante un soggiorno a Sorrento, il cantante, alloggiando per caso in una stanza d’hotel dove aveva pernottato anni prima Enrico Caruso, trae ispirazione per scrivere forse la sua canzone più famosa.
Il successo sarà planetario: oltre 9 milioni di copie vendute nel mondo e decine di cover da parte di artisti come Bocelli, Celine Dion e Pavarotti.
Gli anni ’80 terminano in un’importante collaborazione con Gianni Morandi e un lunghissimo tour con ben 110 repliche.
Il decennio successivo è caratterizzato da un’altra collaborazione con Roversi da cui nacque l’album “Ciao”, disco di platino, l’uscita di “Attenti al lupo”, uno degli album più venduti in Italia e la pubblicazione di “Ayrton”, nel 1996, dedicata al pilota di Formula 1 Ayrton Senna, scomparso due anni prima.
Gli anni 2000, invece, incominciano con un cambiamento radicale: Lucio si da al pop e alla lirica.
Nel 2001 esce “Kamikaze”, e nel 2003 “Tosca-Amore disperato”, tratto dall’opera pucciniana. Nel 2006 pubblica ”12.000 Lune”, raccolta dei suoi più grandi successi, mentre l’anno successivo diventa sovrintendente del teatro comunale di Bologna.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati dall’uscita degli album “Il contrario di me” e “Angoli nel cielo”, e da un’ultima collaborazione con De Gregori, a trent’anni dal tour “Banana Republic”.
Lucio Dalla morirà a Montreux a 69 anni, stroncato da un arresto cardiaco.
Forse è sbagliato parlare di morte quando si tratta di persone che sono entrate nelle nostre vite con un tale garbo da andare via con altrettanta discrezione.
Lucio non se n’è mai andato. Sarebbe banale dire che vive in noi, ma sarebbe più giusto dire che egli ora risiede nell’aria. Le anime grandi, forse, finiscono così: sentendo l’esigenza di uscire da un corpo troppo piccolo, adibiscono il cielo stellato a propria dimora.